Un’altra riflessione che il film che abbiamo visto ci pone é questa: perché il lavoro sporco (cosí come lo intende la madre della ragazza nell’ospedale) viene lasciato alle madri? Perché generalmente i padri scappano di fronte ai problemi dei figli? E’ sempre cosí o puó accadere anche il contrario?
Qualche giorno fa mi sono posta queste domande con una mia amica che mi ha fatto notare che l’uomo, dall’origine della nostra specie, deve combattere, apparire virile, sano; di conseguenza anche la sua prole deve riflettere tutta la sua virilitá: deve, insomma, essere sana. Di fronte ad un fallimento, alla procreazione di un figlio malato, che ha bisogno di cure, l’uomo, il maschio fugge. Scappa davanti alla sua incapacitá, alla dimostrazione vivente di non essere in grado di procreare figli sani, in grado di rispecchiare le sue virtú o di garantire la sopravvivenza del suo patrimonio genetico.
Il padre del film abbandona il figlio forse a causa di questo pregiudizio ancestrale ancora vivo dentro di lui, unito al fatto che ritiene il bambino in gran parte responsabile, con la sua nascita, della morte della compagna.
Ma il rifiuto del padre si puó allargare a un rifiuto della diversabilitá da parte della societá in generale? In fondo é proprio perché nella nostrá societá si da piú importanza alla competitivitá che alla cooperazione, all’empatia alla compassione che pretendiamo che i nostri figli siano perfetti. Che prendano buoni voti, che seguano le regole, che la societá li riconosca come “normali”. In una societá cosí non possono esserci le anomalie e, se ci sono, devono essere allontanate e curate in disparte, perché si prova vergogna.
Proprio come succede al padre che rifiuta di essere padre, la nostrá societá rifiuta di essere madre e, se lo é svolge il suo compito solo in senso assistenzialistico. C’é un problema? Noi ti mandiamo dallo psicologo, dal terapista, cosí puoi cercare di risolverlo, cosí i valori della nostra societá restano intatti. La competizione va avanti. Deve andare avanti. D’altronde, per fare l’opposto occorre una rivoluzione, mentale e culturale, come quella che in Italia, negli anni 70 ha portato all’inclusione scolastica e sociale e alla chiusura dei manicomi. Solo cosí la societá si fa madre: accettando il figlio.
Il padre diventa padre, nel film, quando strappa il bambino alla terapia, quando accetta di intraprendere il viaggio.
Il viaggio é l’accettazione, l’appartenenza, l’inclusione.